Diritto allo studio: questo sconosciuto!

da caunapoli.org

Chi si è iscritto all’università da qualche anno a questa parte forse nemmeno conosce i servizi minimi a cui un qualunque studente dovrebbe poter accedere. E se non lo sa è perché stanno spazzando via le briciole di quello che restava di molti dei nostri diritti. Forse qualcuno (di certo non tra gli studenti) si dimentica che per studiare non bastano tre libri da 50 euro l’uno (se va bene), che magari riusciamo a fotocopiare dal compagno di corso. All’università dobbiamo arrivarci, ed è davvero faticoso per chi abita in provincia e deve spendere anche 500 euro per un abbonamento annuale, o per chi è costretto a prendere in affitto una stanza al centro, super costosa, spesso fatiscente e senza contratto.

Diritto allo studio, Napoli, Adisu, borse di studio

E per mangiare e farsi due chiacchiere? Si corre tra un palazzo e l’altro inghiottendo un panino, o ci si gusta una pizzetta sulle scale dell’entrata. Senza parlare di chi, proprio per “mantenersi” e proseguire gli studi ha bisogno di lavorare in un pub o in un call center. In teoria, parte di questi ostacoli dovrebbero essere sormontati grazie a quella che sembra una formula magica, ma che in realtà dovrebbe spettarci molto concretamente!Stiamo parlando del famigerato “Diritto allo studio” per cui quest’anno ci siamo trovati a pagare una tassa maggiorata addirittura del 126% a fronte di un peggioramento dei servizi: niente alloggi per studenti, niente mense e niente borse di studio! 

Premesso che contestiamo i criteri secondo cui si sceglie chi merita più di un altro un proprio diritto, questa resta una situazione che oltrepassa il ridicolo!Quest’anno, per l’ennesima volta in Campania, nonostante l’incredibile aumento della tassa, si è registrato un altissimo numero di studenti aventi diritto alla borsa, ma che non hanno potuto beneficiarne. La causa ufficiale? Mancanza di fondi! Ma forse qualcosa non torna…
Ieri mattina ci siamo recati all’A.DI.S.U. della Federico II per protestare e fare pressione contro tutto questo!
Stiamo tentando di raccogliere quante più informazioni è possibile anche spulciando sul sito dell’A.DI.S.U. dove sono riportate solo in parte le spese dell’azienda. A breve pretenderemo di parlare con il presidente e il direttore amministrativo!

–    Com’è possibile che anche dopo l’aumento del 126% della tassa regionale per il diritto allo studio non siano aumentate le borse di studio, bensì gli idonei non beneficiari?

–    Siamo sicuri che tutti i soldi destinati agli studenti vengano utilizzati per le borse di studio?

–    Perché i bilanci dell’ADISU non sono pubblici e consultabili da tutti?

I DIRITTI NON SI MERITANO, SI CONQUISTANO!

 

>>Seguici sul gruppo facebook “Idonei non beneficiari di Napoli: i diritti non si meritano, si conquistano!”.

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[Martedì 5] Euskal Herria: la questione prigionieri politici nella risoluzione del conflitto. Incontro con EPPK e Askapena

NON POSSIAMO ESSERE LIBERI SENZA DI LORO!
2-10 marzo 2013 VII settimana internazionale di solidarietà con il popolo basco

MARTEDI 5 MARZO – ORE 17
AULA MATTEO RIPA – PALAZZO GIUSSO (UNI. ORIENTALE – largo san giovanni magg. pignatelli)

intervengono

EPPK – collettivo prigionieri politici baschi
– tortura e detenzione straordinaria nel cuore dell’Europa

ASKAPENA – organizzazione internazionalista basca(askapena.org)
– la risoluzione politica del conflitto
– movimento e organizzazione

MARCO SANTOPADRE – contropiano
– il caso Lander
– la nascita di Sortu

Durante l’iniziativa saranno proiettate due delle storie di cui si compone il documentario 
“Barrura begiratzeko leihoak / Finestre all’interno” 

(di Josu Martinez, Txaber Larreategi, Mireia Gabilondo, Enara Goikoetxea, Eneko Olasagasti, 2012) 
frutto del lavoro di 5 diversi registi che hanno raccontato, con testimonianze, parole ed immagini, 5 storie diverse di prigionier* politic* basch*, rappresentative da un lato della faccia che assume la repressione in un paese del mondo “civile” e, dall’altro, della tenacia e della forza, della volontà di resistere un minuto in più del nemico, propri del movimento dell’izquierda abertzale.

– evento facebook

Negli ultimi anni la lotta in Euskal Herria per l’autodeterminazione è entrata in una nuova fase. Una fase che nasce da un ampio e articolato dibattito che investe gran parte del popolo basco, i movimenti e le organizzazioni indipendentiste di sinistra, che si nutre del sostegno di un’ampia base sociale e che punta ad una risoluzione politica del conflitto. Se alcuni obiettivi importanti sono stati fino ad ora raggiunti, come la nascita di un nuovo soggetto politico, dopo anni di illegalizzazione (è di pochi giorni fa ilcongresso di Sortu), altri ostacoli restano ancora da superare. Gli stati spagnolo e francese continuano infatti a rifiutare qualsiasi tipo di dialogo e inaspriscono le misure repressive e gli arresti.

Uno dei nodi fondamentali è rappresentato dalla situazione dei prigionieri e dei rifugiati politici: centinaia di persone che a causa del conflitto sono incarcerate, sottoposte a tortura e a misure di detenzione straordinarie, disperse in penitenziari a centinaia di chilometri dalle loro famiglie, tenute in isolamento nonostante problemi fisici e le malattie. Trattamenti che violano i più elementari diritti umani, talmente eclatanti da essere denunciati più volte nei resoconti dell’ONU, Amnesty International e Human Rights Watch.
La liberazione di queste persone è considerata un aspetto imprescindibile da tutta la società basca, come dimostrato dalle più di centomila persone che a gennaio, come tutti gli anni, hanno manifestato a Bilbao chiedendo libertà e amnistia per i detenuti politici. La lotta degli indipendentisti, come sottolinea Askapena nell’appello per lanciare la settimana di solidarietà con il popolo basco:

“deve tenere in considerazione queste persone, perché abbiamo bisogno che camminino libere per le strade dei Paesi Baschi, non solo per una questione di semplice giustizia e perché la maggioranza di questo popolo lo esige, ma anche perché sono imprescindibili per andare avanti insieme, gomito a gomito, nella costruzione dei Paesi Baschi liberi e socialisti”.

Siamo convinti che sia necessario mobilitarsi su questi temi anche qui in Italia. A gennaio in diverse città, fra cui Napoli, ci sono state manifestazioni e presidi contro l’estradizione di Lander Fernandez(uncasobascoaroma.noblogs.org), un rifugiato politico basco che vive nel nostro paese da anni.

È per questi motivi che quest’anno, in occasione della VII settimana di solidarietà con Euskal Herria, come EHL Napoli – Euskal Herriaren Lagunak ospiteremo EPPK (Collettivo dei prigionieri e delle prigioniere politiche basche), Askapena (organizzazione internazionalista basca) e Marco Santopadre (giornalista di Contropiano)per discutere insieme del problema dei prigionieri e della sua centralità per la risoluzione politica del conflitto tra il popolo basco e gli Stati spagnolo e francese.
Inoltre, avremo modo di confrontarci e fare il punto sulla nuova fase politica in Euskal Herria, alla luce anche dello scenario post-elettorale italiano, provando a rispondere alle domande, che tipo di organizzazione per la sinistra? Che rapporto con i movimenti? 

Discuteremo di tutto questo direttamente con le organizzazioni e i collettivi baschi, cercando, prima di tutto, di rompere il muro del silenzio e denunciando che in Europa, nel cuore dell’Europa, si tortura e si violano quotidianamente i più elementari diritti umani.

Libertà e autodeterminazione per Euskal Herria!
Lander Libero!

EHL Napoli – Amici e Amiche del Paese Basco (ehl.napoli@gmail.com)


appello di Askapena

Non possiamo essere liber@ senza di loro.
Libertá per i prigionier@ e rifugiat@ politic@ dei Paesi Baschi.

Askapena, Organizzazione Internazionalista Basca, lancia un appello per partecipare alla VII Settimana Internazionalista di Solidarietá con i Paesi Baschi, 2-10 marzo 2013.

La nuova fase nella quale si sviluppa il nostro processo di liberazione é caratterizzata dal mantenimento di misure repressive da parte degli Stati spagnolo e francese, ostacolando, in questo modo, una risoluzione politica del conflitto.
In questo senso, per proseguire nella nostra lotta, risulta fondamentale ed urgente affrontare la situazione dei prigionier@ e dei rifugiat@ politic@ basch@: sono centinaia di persone che, a causa del conflitto, sono state private della loro libertá o obbligate ad abbandonare la loro terra; per questo motivo, non si puó pensare ad una risoluzione di tale conflitto senza tenerle in considerazione.
La societá basca, con manifestazioni di massa, come quella del gennaio 2013, in cui parteciparono piú di 100.000 persone, reclama la fine di una politica di sterminio basada su misure straordinarie, come la dispersione dei prigionieri e delle prigioniere lontano dalle loro case, la detenzione di attivist@ politic@, il mantenere detenute persone malate e l’applicazione (nascosta) dell’ergastolo.
La sua abolizione sará un primo passo verso una risoluzione che deve comprendere, necessariamente, la liberazione ed il ritorno a casa dei prigionier@ e rifugiat@.
Queste persone sono state, sono e continueranno ad essere protagoniste del lungo processo di costruzione nazionale e sociale che i Paesi Baschi iniziarono decine di anni fa. Una lotta che continua in un contesto non soltanto segnato da un immobilismo repressivo degli Stati, ma anche da una crisi e da un’offensiva del capitale che condanna alla miseria un numero sempre piú alto di popoli e persone nei Paesi Baschi e in altre parti del mondo.
Una lotta, quindi, che deve tenere in considerazione queste persone, perché abbiamo bisogno che camminino libere per le strade dei Paesi Baschi, non solo per una questione di semplice giustizia e perché la maggiornaza di questo popolo lo esige, ma anche perché sono imprescindibili per andare avanti insieme, gomito a gomito, nella costruzione dei Paesi Baschi liberi e socialisti.
É precisamente in questa lotta dove la rete di solidarietá con i Paesi Baschi, Gli amici e le amiche dei Paesi Baschi, anno dopo anno, inscrivono il loro lavoro politico. Una rete di solidarietá che, da delle autentiche coordinate internazionaliste, assume come propria la lotta di liberazione nazionale e sociale del nostro popolo.
Per questo, questa VII Settimana Internazionalista di Solidarietá con i Paesi Baschi, sará una settimana nella quale, ancora una volta, dall’America Latina e da altri popoli europei, compagni e compagne dei settori popolari, manifesteranno la loro chiara volontá politica internazionalista di unirsi al sentire popolare del nostro popolo, rivendicando la necessitá di una soluzione per i prigionier@ e rifugiat@ politic@ basc@, che includa l’abolizione delle misure straordinarie e nello stesso tempo la loro liberazione ed il loro ritorno nei Paesi Baschi.
Perché quí nei Paesi Baschi, come in altri popoli solidali, sappiamo che non possiamo essere liberi senza di loro.

 

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Il PD si sente già al governo! Repressione gratuita ai danni dei compagni in piazza.

prefettura

I compagni presenti oggi a Piazza Plebiscito in occasione del comizio del PD per la chiusura della campagna elettorale sono stati avvicinati dalla DIGOS che, con le solite provocazioni e con i modi violenti di sempre, li ha dapprima accerchiati e poi forzatamente condotti, a calci e spintoni, all’interno della Prefettura. Lì sono attualmente tenuti bloccati e stanno per essere identificati.

Già in campagna elettorale si avvertono i toni da partito di governo che si sta dando quello che si definirebbe un polo di centro-sinistra. Violenta repressione su compagni che non avevano altra colpa di essere presenti in quella piazza. Se fino a ieri i “criminali” erano i contestatori, oggi ad indispettire DIGOS e ffoo sono nient’altro che le nostre facce.

Attenti a voi. Il voto non vi salverà dalla nostra lotta contro autoritarismi e repressione. 

renzi bersani

ART. 21 COST.« Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione…”

In uno Stato che si definisce democratico non si dovrebbe cercare in tutti i modi e con ogni mezzo di zittire, di neutralizzare la contestazione cercando di arginarla, controllarla ed infine sedarla fino a spegnerla. Ciò nonostante l’obiettivo del dispiegamento di tante forze di polizia, se pur in nome della sicurezza, è solo questo.

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25 Febbraio > Presidio al rettorato. TENIAMO APERTA LA BRAU!

brau in agitazione

Ormai da quasi due mesi un nutrito gruppo di studenti e ricercatori che usufruivano della Brau, costituitosi come assemblea, messi di fronte alla prospettiva di un’ulteriore riduzione dell’orario di apertura, ha deciso di mantenere aperto dapprima il piano terra e successivamente anche il primo piano fino alle 19.00. Questa decisione è stata presa per cercare di sollevare l’emergenza alle istituzioni, rettore in primis, sostanzialmente indifferenti alla distruzione dell’università pubblica, frutto di anni di politiche scientificamente mirate a delegittimare il diritto allo studio e la ricerca in questo paese.
L’ assemblea, che si identifica come Brau in Agitazione, rifiutando le logiche del blocco del turn-over, ha posto le seguenti rivendicazioni: il prolungamento dell’orario della biblioteca fino alle 19.00; l’assunzione di nuovo personale qualificato; l’aggiornamento del patrimonio librario.
Queste rivendicazioni, che hanno l’obiettivo di ripristinare una decente fruibilità di un servizio necessario per tutti gli studenti, sono state accolte dall’indifferenza, se non con ostilità, da parte delle istituzioni. L’atteggiamento delle istituzioni c’ha spinti a decidere di andare a ribadire le nostre istanze dal rettore, spingendolo, con molteplici sollecitazioni, a fissare un termine ultimo entro il quale esprimere la posizione ufficiale in merito alle possibili soluzioni dell’emergenza Brau; termine ultimo fissato per il 25 febbraio.
Come studenti siamo consapevoli che l’unica soluzione reale all’emergenza Brau coincide con l’assunzione di nuovo personale, altro significherebbe tamponare momentaneamente un’emorragia che prima o poi si ripresenterà.

Lanciamo quindi l’appuntamento nel cortile della Brau lunedì 25 alle ore 15 per poi muoverci assieme e andare al rettorato! 

BRAU IN AGITAZIONE

evento fb

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In Spagna si tortura. No all’estradizione di Lander Fernandez!

lander askatu

L’ARTICOLO 3 dell Convenzione Europea dei diritti dell’uomo è carta straccia?

Proibizione della tortura
“Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti
inumani o degradanti.”

Che vergogna questa Europa! Si sanziona in maniera puntuale la violazione del criterio della ragionevole durata del processo ma non si bada minimante (colpevolmente) ad un  fenomeno grave come quello della tortura.

In spagna si tortura! NO all’estradizione di Lander Fernandez, il prigioniero basco detenuto attualmente in Italia e imputato in Spagna per reati politici (incendio di un pullman vuoto durante un corteo nel 2002).
LANDER LIBERO! Libertà per il popolo basco!

(guarda la video-testimonianza)

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[Onda 2008] 13 Febbraio: il movimento non si processa!

repressione

Il 13 Febbraio, il tribunale di Milano emetterà la sentenza di primo grado verso alcuni studenti attivi durante il periodo delle mobilitazioni studentesche dell’ Onda del 2008. Si tratta di uno dei quattro procedimenti aperti dalla Magistratura verso 62 studenti per un totale di 200 denunce che vanno dall’interruzione di pubblico servizio, alla manifestazione non autorizzata, a violenza a pubblico ufficiale.

Colpendo gli studenti che si sono battuti con più decisione, si tenta di rinchiudere dentro i tribunali un grande movimento, che da ottobre 2008 e dicembre 2009, si è battuto sia contro la riforma Gelmini, sia contro le politiche neoliberiste di governo e Confindustria.Le nostre rivendicazioni non riguardavano soltanto l’ambito studentesco:collegarsi alle lotte dei lavoratori, contro i licenziamenti, o contro l’ulteriore precarizzazione della forza del lavoro, erano parole d’ordine assunte da buona parte del movimento.

Dei quattro procedimenti imbastiti contro gli studenti attivi in quel periodo, due si sono già conclusi con l’assoluzione. La logica di difesa degli imputati ha sempre cercato di ribadire come in quel periodo il movimento fosse partecipatissimo e che le accuse non potevano ricadere esclusivamente su alcuni. Questa è stata una logica vincente in quanto è riuscita a riportare i motivi politici della lotta all’interno delle aule del Tribunale ed è una delle ragioni che ha scagionato gli studenti dalle accuse.

Il 13 febbraio verrà emessa la sentenza per uno degli ultimi due processi. Riguarda il tentativo di un corteo di studenti del 21 Ottobre 2008 che cercò di bloccare la stazione di FN Cadorna di Milano.?Ancora una volta, la logica che questura e magistratura seguono è quella di colpire chi negli anni ha continuato a portare avanti i propri percorsi di lotta all’interno delle proprie situazioni quotidiane, in questo caso le università.

Pensiamo che la risposta migliore da dare ad un attacco repressivo sia continuare la lotta: riportare la questione dalla aule dei tribunali agli studenti, ai giovani lavoratori che hanno dato vita a quelle mobilitazioni e che ancora oggi si battono, significa sviluppare una memoria collettiva, da anteporre alla “memoria giudiziaria”, che pone le basi per affilare la critica per le future mobilitazioni ed è allo stesso tempo l’esempio migliore che si possa dare verso le giovani generazioni.

Per questo motivo, chiediamo a chiunque voglia portare solidarietà di uscire quel giorno con un comunicato e delle parole d’ordine comuni, che dimostrino l’unità di chi quotidianamente lotta contro l’università-azienda e il sapere-merce, difendendo i propri diritti.

 

Di seguito il volantino distribuito al corteo di Teramo del 9/02 contro la repressione e per chiedere la liberazione degli arrestati del 15 ottobre e di tutti coloro che sono in carcere o sotto processo perché lottano per un lavoro, istruzione pubblica, uguaglianza tra generi, contro il razzismo e la discriminazione.

CHI CONTROLLA IL PASSATO, CONTROLLA PRESENTE E FUTURO

Sei condanne per 6 anni e 30.000 euro di risarcimento ciascuno con l’accusa di devastazione e saccheggio, reato lasciato dal ventennio fascista.
E’ questo il prezzo che paga chi sceglie di scendere in piazza, lottando per i propri diritti e che non accetta il vedersi rubare il proprio futuro dalla macchina dello sfruttamento del lavoro, dalla precarietà e dalla disoccupazione.


Come realtà studentesche che lottano ogni giorno dentro le nostre università contro il processo di aziendalizzazione e la mercificazione del sapere, riteniamo che la nostra presenza sia un piccolo gesto di solidarietà a chi viene colpito dalla repressione.
Ricordiamo infatti cosa fu quel 15 ottobre 2011, una giornata durante la quale una pluralità di soggetti sociali portava in piazza ognuno le proprie rivendicazioni.
Chi ha pagato il conto sulla gogna pubblica per quella giornata, sono stati però compagni e compagne, isolati dalle magistrature. La volontà degli organi repressivi e dei mezzi di informazione, infatti, è stata quella di svalutare le reali motivazioni che hanno spinto migliaia di persone a partecipare a quella giornata di lotta, con l’intento di depotenziarne il contenuto politico.
Pensiamo che in parte questo scopo sia stato raggiunto, in quanto, solo adesso con tremendo ritardo, ci ritroviamo ad affrontare le conseguenze di questa repressione.

Cambiano le strategie, ma gli obiettivi rimangono gli stessi: il 13 febbraio, presso il Tribunale di Milano verrà emessa la sentenza di primo grado verso alcuni studenti attivi durante il periodo delle mobilitazioni dell’Onda del 2008. La logica in questo caso è quella di colpire chi negli anni ha continuato a portare avanti i propri percorsi di lotta all’interno delle università.

Quello che consideriamo necessario ai fini di dare una risposta adeguata agli attacchi repressivi, è il tentativo di rilanciare i motivi delle lotte che tutti i giorni ci portano nelle piazze e nelle strade, e saper difendere le nostre ragioni davanti a chi ci attacca. Sviluppare una memoria collettiva, da anteporre alla “memoria giudiziaria” significa prima di tutto porre le basi e affilare la critica per le future mobilitazioni; allo stesso tempo è l’esempio migliore che si possa dare verso le giovani generazioni.
Di conseguenza è anche importante non abbandonare nessuno a se stesso e continuare a sostenere le lotte durante i processi e le carcerazioni; d’altronde la Valsusa ci insegna “si parte e si torna insieme”.

LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA, USIAMOLA

LIBERARE TUTTI VUOL DIRE LOTTARE ANCORA

Red-net
Rete delle realtà studentesche autorganizzate

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Cessione dell’Unicoop Tirreno. In vista licenziamenti e cassa integrazione.

coop

Le indiscrezioni trapelate nello scorso ottobre si sono concretizzate: l’Unicoop Tirreno lascia la Campania, a causa delle forti perdite di bilancio. La prima manovra, per ora, sarà la cessione del 49% delle azioni alla Catone Group, per 15 milioni di euro che la cooperativa verserà direttamente al gruppo Catone.

Organici, mezzi e merci saranno ceduti alla Catone Group, che nei giorni scorsi ha presentato il piano Industriale. Un documento, di due pagine, in cui è scritto il destino di quasi mille lavoratori della Coop, in tutto il territorio Campano.

In particolare, nel documento si evince che ci saranno degli esuberi. Per il personale eccedente sarà garantita la cassa integrazione, per poi essere ricollocati nei tre supermercati della Catone… supermercati ancora da realizzare!

Nel documento, inoltre, si prevedono deroghe su più fronti al Contratto collettivo nazionale di lavoro: più flessibilità per quel che riguarda gli orari di lavoro, e le mansioni, e scatti di anzianità congelata per tre anni.

Duri i commenti dei lavoratori, e, mentre le sigle sindacali spingono verso questa soluzione, i dipendenti non ci stanno, e annunciano di voler proseguire la lotta autonomamente: è stato già sottoscritto, dalla gran parte dei lavoratori Coop della Campania, un documento in cui dichiarano di non volere i privati nella gestione della cooperativa.

Più in particolare, i lavoratori chiedono la riapertura del tavolo di trattative per far subentrare la Coop Emilia in luogo della Coop Tirreno, evitando così la cessione alla Catone Group.

Giovedì 31 gennaio, i lavoratori Coop hanno organizzato un presidio a Piazza Municipio, in occasione dell’incontro con il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris e con Enrico Panini, assessore al lavoro, per sollecitarli sulla questione.

Durante l’incontro parliamo con Fabrizio, dell’USB dello stabilimento Coop di Quarto. Ci dice di essere contrario, come la gran parte dei lavoratori coop, a questa manovra “che li dia a noi lavoratori i 15 milioni di euro destinati a Catone, affinchè noi lavoratori possiamo portare avanti la produzione. Siamo perfettamente in grado di farlo, come abbiamo dimostrato negli ultimi due anni, in cui il bilancio, per lo stabilimento di Quarto, è stato chiuso in attivo.” E denuncia, inoltre, lo spreco di denaro da parte della Cooperativa, negli ultimi anni “Fino al 2012 la Coop di Quarto ha pagato lo smaltimento dei rifiuti a due enti diversi. Il fitto che l’ipermercato paga è il doppio del valore di mercato!”

Se la gestione è analoga anche per gli altri stabilimenti della Campania, capiamo bene perché i conti della Coop Tirreno non quadrano.

Attendiamo la fine del colloquio tra i lavoratori Coop,  il sindaco e l’assessore Panini. L’incontro ha avuto esito positivo: l’assessore al lavoro si dichiara contrario a tale cessione, e dice di impegnarsi personalmente per riaprire le trattative per il sub ingresso della Coop Emilia, il luogo della Coop Tirreno.

Per ora il rischio della cessione è ancora alto, ma vedremo quali saranno gli esiti nelle prossime, cruciali, settimane.

 

SOLIDALI CON I LAVORATORI COOP!

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In facoltà proiezione di “A Sud del confine”

a sud del confine

Oggi, per la prima volta, all’università di Giurisprudenza Federico II, presso la sede di Porta di Massa si è tenuta la proiezione del film di Oliver Stone, “A sud del confine”. In questo documentario Oliver Stone ricostruisce la Rivoluzione bolivariana in Venezuela e analizza l’immagine che di Hugo Chavez ci hanno riproposto i media degli Stati Uniti e dell’Europa.

Per poter meglio comprendere la politica di Chavez e la rinascita socialista dell’America Latina, Oliver Stone, anche con interviste ai diretti interessati, mette in risalto le figure di Evo Morales (Bolivia), Lula da Silva (Brasile), Cristina Kirchner (Argentina) e suo marito ed ex presidente Nestor Kirchner, Fernando Lugo (Paraguay), Rafael Correa (Ecuador) e Raul Castro (Cuba). Vengono mostrati paesi non più subordinati economicamente e politicamente all’imperialismo USA, ma vicini tra loro sia geograficamente sia culturalmente e in continua fase di evoluzione; paesi i cui tassi di povertà estrema diminuiscono sempre più, con i miglioramenti più vistosi nell’istruzione e nella sanità pubblica.

Il documentario è incentrato a dimostrare quanto i media, soprattutto durante l’Amministrazione Bush, abbiano falsato la realtà, trasformando il personaggio di Chavez in uno spaventoso dittatore, nemico giurato dell’America; vengono spesso infatti mostrati spezzoni di notizie sul Venezuela, che si dimostrano poi lontane dal vero.

Al termine della proiezione si è aperto un dibattito, a cui sono intervenuti vari relatori, tra cui il prof. Moccia, la prof.ssa Alessandra Ricci, docente dell’Orientale, e il console venezuelano.

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Complici e solidali – Corteo nazionale Teramo 9.02.13

teramo 9 febbraio

In seguito alle pesantissime condanne a 6 anni di reclusione e 60000 € di risarcimento inflitte, lo scorso 7 gennaio, ai 6 ragazzi accusati di essere coinvolti negli scontri avvenuti nella capitale il 15-10-11, Azione Antifascista Teramo chiama all’appello tutti i gruppi, i movimenti e i singoli individui che si riconoscono nelle lotte e che vogliono dimostrare la loro solidarietà e vicinanza con i fatti, oltre che con le parole. Sabato 9 febbraio 2013 si terrà a Teramo un corteo nazionale le cui finalità saranno:

1_Esprimere la massima solidarietà a tutti i condannati, gli arrestati e gli inquisiti per i fatti del 15 ottobre 2011;

2_Rispondere in maniera forte ed unitaria alla repressione che ogni giorno colpisce chi ha la forza e il coraggio di non abbassare la testa e si ribella allo Stato di cose attuale;

3_Lanciare la battaglia contro il codice Rocco ed in particolare contro il reato di devastazione e saccheggio e tutte quelli leggi in forza delle quali ai singoli questori viene garantito il potere di limitare, in maniera del tutto discrezionale e priva di controllo, la libertà individuale attraverso l’emissione di fogli di via, avvisi orali e misure di prevenzione in generale.

Chiediamo a tutte le realtà e a tutti i singoli che intendano rispondere alla nostra chiamata di organizzarsi sin da oggi per raggiungere e far raggiungere Teramo nella giornata di Sabato 9 febbraio 2013, e di farsi carico di diffondere, ognuno nei rispettivi territori, questo nostro appello attraverso qualsivoglia mezzo.

Chiunque voglia dare la propria adesione formale alla manifestazione, sottoscrivere l’appello, fornire contributi ed essere aggiornato su tutto ciò che riguarderà il corteo può inviare una mail all’indirizzo: teramo9febbraio2013@gmail.com

evento facebook

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Brau in agitazione!

brau in agitazione

 

Dal 7 gennaio 2013 è entrato in vigore il nuovo orario della Brau, la Biblioteca di Ricerca di Area Umanistica:lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9.00-14.00; martedì e giovedì dalle 9.00-16.45. La ragione ufficiale di questo provvedimento è la miseria, la carenza di personale, la conclamata penuria di risorse finanziarie di cui soffre l’università italiana, il nostro ateneo e dunque la Brau, che ne dipende; una miseria che certo non è una calamità naturale, ma una precisa condanna inflitta al diritto allo studio da vent’anni di politiche che hanno ridotto scuola e università pubblica in macerie.

Il nuovo orario è ancora più assurdo e inaccettabile di quello vigente fino a dicembre 2012 (lunedì-giovedi 9.00-16.45; venerdì 9.00-14.00), che già impediva agli studenti, ai dottorandi e ai docenti di poter usufruire in modo adeguato di quella che, fino al trasloco del 2008, era stata la biblioteca della facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II.

Dal 7 gennaio 2013 molti di noi lettori della Brau si sono riuniti in un’assemblea permanente, e il 14 gennaio questa assemblea, che ha scelto di chiamarsi Brau in Agitazione, ha deciso di rifiutare il nuovo orario, cioè di restare ogni giorno in Brau oltre l’orario di chiusura, fino alle 19.00, a studiare.
La violazione dell’orario ufficiale ci è apparsa l’unica scelta possibile per porre l’emergenza ed esercitare, con efficacia, una pressione quotidiana sulle istituzioni competenti (Rettorato e Direzione amministrativa) perché il problema della Brau sia riconosciuto come ostacolo tra i più gravi tra quelli che limitano il diritto allo studio e alla ricerca a Napoli e in particolare nel nostro ateneo.

Bando a ogni equivoco: l’assemblea permanente non rivendica semplicemente il prolungamento dell’orario di apertura fino alle 19.00 di una Brau ridotta a mera aula studio (cosa per la quale, come abbiamo dimostrato in questi giorni, sono sufficienti i lettori e una singola guardia giurata); pretende al contrario che la Brau risponda alla sua vocazione di grande biblioteca di studio e di ricerca, unica a Napoli; di fronte al blocco delle nuove assunzioni imposto dalle leggi recenti, l’assemblea rivendica l’integrazione di personale qualificato, che sappia catalogare, orientare il lettore e promuovere l’utilizzo delle risorse digitali per la ricerca di cui pure il nostro ateneo dispone; di fronte alla condanna alla miseria pubblica rivendica i fondi per l’aggiornamento del catalogo e il rinnovo degli abbonamenti alle riviste cartacee e digitali.

La Brau avrebbe le carte per essere la migliore biblioteca di Napoli, per il suo patrimonio di 300.000 volumi, ma soprattutto per il fatto di essere una biblioteca a scaffale aperto, in cui cioè la consultazione del libro, essendo libera, può offrire l’occasione ai lettori di ricordare che un libro non è mai isolato, ma sempre inserito in una costellazione di altri libri, e agli studenti in formazione di aprirsi ad approfondimenti non previsti dai programmi d’esame istituzionali.

Esigiamo che il Rettorato e la Direzione amministrativa dell’Ateneo trovino il modo di far fronte a questa emergenza. L’assemblea permanente Brau in Agitazione farà in modo che di emergenza si dovrà parlare, ogni giorno: non ci basta ottenere dal Rettorato le condizioni per il ripristino dell’orario di dicembre, come pure è stato fatto dopo appena una settimana di mobilitazione, anche se in via soltanto provvisoria.

Chiediamo molto di più, ovvero il minimo indispensabile:

1) L’apertura di tutte le sezioni della Brau dal lunedì al venerdì fino alle 19.00;
2) L’integrazione di personale qualificato per la catalogazione e il riordino dei volumi;
3) L’erogazione dei fondi necessari per l’aggiornamento del patrimonio librario e il rinnovo degli abbonamenti ai periodici e alle risorse digitali.

Napoli, 4 febbraio 2013
Assemblea permanente Brau in Agitazione

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