ANALISI DELLA RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO MONTI – FORNERO (Legge n. 92 del 28 giugno 2012) VOL.1

La Riforma del mercato del lavoro, approvata con legge 18/06/2012 n 98, voluta dal Ministro del Lavoro Elsa Fornero, ha rivoluzionato molti istituti della disciplina legislativa del mercato del lavoro.

Spicca il ruolo centrale dato al contratto di apprendistato, che nelle intenzioni del legislatore rappresenta il “canale privilegiato” di accesso al mondo del lavoro per i giovani, e la modifica della disciplina dei licenziamenti individuali.
Ma vediamo più nel dettaglio cosa è cambiato, nel nostro ordinamento, dopo l’entrata in vigore della Riforma.

1. DISPOSIZIONI IN MATERIA DI RIFORMA DELLE TIPOLOGIE CONTRATTUALI

La riforma del mercato del lavoro firmata Monti-Fornero ci è stata presentata  fin dall’inizio, da gran parte dei media e delle forze politiche, come l’unica possibile via d’uscita dal precariato e da forme contrattuali ormai obsolete e poco adatte al “mercato attuale”. Attraverso un’analisi delle tipologie contrattuali presenti nel testo di legge notiamo come gli obiettivi che si era dichiarato di voler perseguire siano stati clamorosamente disattesi. Partendo da un’analisi tecnica delle singole fattispecie notiamo che non solo non saranno abolite le forme di precariato che attualmente colpiscono il mondo del lavoro ma sarà anche più facile, con le nuove disposizioni, eludere l’applicazione dei contratti a tempo indeterminato, che presentano maggiori tutele. In questo modo non si farà altro che aumentare lo sfruttamento di giovani, precari e neolaureati sul posto di lavoro.
Le manovre che aboliscono l’obbligo di causalità per il primo contratto a tempo determinato e che lasciano intatto il sistema degli attuali contratti di somministrazione, che vedono il coinvolgimento di vere e proprie “agenzie di sfruttamento autorizzate” quali definiamo le agenzie di somministrazione, si muovono senz’altro in questa direzione.
Chiari segnali arrivano anche dalla netta volontà, rafforzata nel presente testo di legge, di spostare l’intero concetto di “normalità” lavorativa dal contratto a tempo indeterminato a quello di apprendistato che non assicura  al lavoratore tutele nemmeno lontanamente paragonabili a quelle che dovrebbero essere garantite sul posto di lavoro secondo i nostri principi costituzionali.
Andiamo ad analizzare le modifiche più interessanti della riforma.

 

1.1 Contratto a tempo determinato
Il contratto a tempo determinato è un contratto di lavoro in cui è indicata la durata e la data di termine del rapporto di lavoro. E’ stipulato tra il datore di lavoro e il lavoratore dipendente a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo riferite anche all’attività ordinaria del datore di lavoro.
Ampliamento dell’intervallo tra un contratto e l’altro a 60 giorni nel caso di un contratto di durata inferiore a 6 mesi, e a 90 giorni nel caso di un contratto di durata superiore (attualmente, 10 e 20 giorni).
Prolungamento del periodo durante il quale il rapporto a termine può proseguire oltre la scadenza per soddisfare esigenze organizzative, da 20 a 30 giorni per contratti di durata inferiore ai 6 mesi e da 30 a 50 giorni per quelli di durata superiore.
Il primo contratto a termine non deve più essere giustificato attraverso la specificazione della CAUSALE di cui all’art.1 del Dlgs 368/01.
Fino ad oggi l’insussistenza di quelle ragioni che dovevano essere comunicate in forma scritta, era motivo di nullità del termine. Negli ultimi 10 anni, grazie alla previsione per cui le esigenze produttive – organizzative – sostitutive devono essere specificate nella lettera contratto di assunzione, l’abuso del contratto a termine è stato sistematicamente stroncato in giudizio almeno 9 volte su 10.
Il problema è, se mai, che solo una piccola parte dei contratti a termine o di lavoro somministrato illegittimi, per mancanza di specificazione o di vera temporaneità dell’esigenza, sono stati portati in giudizio.
Ciò avviene per la faticosa modalità di controllo a cui sono sottoposti sindacati e istituti previdenziali nel monitoraggio dei dati relativi all’occupazione lavorativa posseduti dal nostro apparato amministrativo (l. 241/90).
NULLA  viene detto circa l’abuso più comune dei contratti di somministrazione ossia quello di reiterarli all’infinito senza che si abbia nessuna apprezzabile ragione.

 

1.2 Lavoro a progetto
Il lavoro a progetto sostituisce quello che prima era chiamato Rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, quindi stabilisce in sede contrattuale il tempo di durata del contratto, il progetto realizzabile concretamente, la retribuzione da corrispondere, tempi e metodi di pagamento, forme di coordinamento del lavoratore, misure di sicurezza adottate nei confronti del lavoratore a progetto.
Sono introdotti requisiti più rigidi per la definizione del progetto:

la tendenziale limitazione dell’istituto a mansioni non meramente esecutive o ripetitive così come eventualmente definite dai contratti collettivi, al fine di enfatizzarne la componente professionale;

l’introduzione di una presunzione relativa in merito al carattere subordinato della collaborazione quando l’attività del collaboratore a progetto sia analoga a quella svolta, nell’ambito dell’impresa committente, da lavoratori dipendenti fatte salve le prestazioni di elevata professionalità;

l’eliminazione della facoltà di introdurre nel contratto clausole individuali che consentono il recesso del committente, anteriormente alla scadenza del termine e/o al completamento del progetto (resterebbe ferma la possibilità di recedere per giusta causa, per incapacità professionale del collaboratore che renda impossibile l’attuazione del progetto, e per cessazione dell’attività cui il progetto è inerente);

l’abolizione del concetto di “programma”.
Sul versante contributivo, è introdotto un aumento dell’aliquota contributiva che passerà dal 27% al 33% entro il 2018 (raggiungendo i livelli del lavoro dipendente). Il rischio, però, è che queste forme di lavoro, non essendo state agganciate ai minimi retributivi del lavoro dipendente, vedano in futuro lo scaricare di questi ulteriori costi sulle spalle dei lavoratori.
Si aumentano gli spazi datorialiper il recesso che potrebbe avvenire non solo per giusta causa, ma anche per “profili di inidoneità professionale del collaboratore tali da rendere impossibile la realizzazione del progetto”.

 

1.3 Apprendistato
Il contratto di apprendistato è rivolto ai giovani tra i 15 e i 29 anni e consente di acquisire una qualifica professionale. Regola un rapporto di lavoro nel quale l’azienda si impegna ad addestrare l’apprendista, attraverso fasi di insegnamento pratico e tecnico-professionale.
Il compenso dell’apprendista non può essere stabilito in base a tariffe di cottimo e il suo inquadramento può essere parificato a quello di 2 livelli inferiori rispetto a quello previsto dal contratto aziendale per i lavoratori che svolgono la stessa mansione o funzione.
Si prefigura una sorta di uso dell’apprendistato – particolarmente favorevole per gli sgravi contribuitivi e i vantaggi retributivi di cui gode – per sostituire le residue assunzioni con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Infatti nel testo troviamo l’innalzamento del rapporto tra apprendisti e lavoratori qualificati dall’attuale 1/1 a 3/2.
E’ prevista la possibilità per i datori di lavoro che, qualora questi non abbiano alle proprie dipendenze lavoratori qualificati, possono assumere fino a 3 apprendisti (art.5, comma 1, lett.c).
E’ molto difficile che sia mantenuta la promessa di stabilizzare gli apprendisti perché non si agisce sulla trasformazione dei contratti scaduti, ma sull’ipotetica rivendicazione da parte di un futuro apprendista della trasformazione del rapporto. Infatti, l’ipotetica sanzione scatta soltanto se non viene trasformato il 50% degli apprendisti nei 36 mesi precedenti la nuova assunzione. Ciò vuol dire che il divieto di assunzione non scatterà mai se il “nuovo” apprendista non si amesso nelle condizioni di conoscere la “storia delle assunzioni” precedenti la sua.

 

1.4 Lavoro accessorio
La collaborazione occasionale (o lavoro accessorio) è caratterizzata da un duplice vincolo: deve essere di durata complessiva non  superiore ai 30 giorni nell’arco dell’anno solare e non può superare i 5 mila euro di retribuzione con lo stesso committente nello stesso anno solare.
Attraverso un ulteriore apertura delle maglie riguardo il lavoro accessorio si rischiano effetti che potrebbero essere esplosivi soprattutto nel settore primario. Si rischierebbe, infatti, un ulteriore aumento della precarietà di operai, braccianti ed impiegati.
Il contratto di inserimento, inserito nel testo di legge presentato il 23 marzo 2012, scompare completamente dalla versione successiva della riforma (quella del 5 Aprile). L’abrogazione di tale tipologia contrattuale, attraverso la quale il governo conta di dare sempre più spazio all’apprendistato, farà in modo che ci sarà una grossa fetta di soggetti in cerca di occupazione, che non ha più l’età per un contratto di mestiere, e che verrà automaticamente estromessa da una possibile occupazione agevolata per le imprese.

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Giurisprudenza per la Palestina!

Siamo arrivati ormai al sesto giorno dell’operazione “Pillar of defense”, scatenata da Israele che bombarda incessantemente il territorio di Gaza terrorizzando e uccidendo. Al momento il bilancio è di 116 palestinesi rimasti uccisi, di cui la grandissima parte civili.

Il governo israeliano, come troppo spesso ci ha abituato, non sembra voler cedere ad un’eventuale tregua ed è pronto a muovere l’attacco via terra delle truppe già posizionate da giorni al confine.

Restare a guardare scene di bambini e intere famiglie massacrate senza muovere un dito potrebbe rivelarsi per noi un errore imperdonabile.

Proseguire sulla linea del silenzio rispetto a tutte le violenze che Israele compie ogni giorno sull’ormai già ridotto territorio palestinese e dinanzi a tutte le violazioni del diritto internazionale (basti osservare la vicenda della Freedom Flotilla) sarebbe l’ennesima condanna per le centinaia di persone che oggi da Gaza chiedono il nostro aiuto.

Tocca ancora una volta a noi studenti far sentire con forza tutto il nostro sdegno e la nostra rabbia contro un genocidio che va avanti da troppo, con la complicità di troppi governi silenti.

Oggi abbiamo esposto uno striscione dalla sede di Giurisprudenza di via Marina proprio per ribadire la necessità di tornare a dibattere nei nostri spazi di temi che troppo spesso abbiamo ignorato e colpevolmente abbandonato. Ripartiamo dal confronto, riaccendiamo la speranza per un popolo sotto massacro.

LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA. USIAMOLA!

FERMIAMO IL MASSACRO A GAZA! AL FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE!

Oggi alle ore 17 a Piazza Plebiscito presidio di solidarietà con il popolo palestinese.

 

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Sulla giornata del 14 Novembre: CGIL contestata!

Napoli, 14 novembre. Dopo la contestazione del Ministro del Lavoro Elsa Fornero, un’altra giornata di mobilitazione ha caratterizzato la nostra città: questa volta, però, inserita in una mobilitazione più ampia, continentale, proclamata dalla confederazione europea dei sindacati (CES), contro le politiche di austerity marcate BCE-FMI.

Al contrario del resto d’Europa però, in Italia il sindacato maggiormente rappresentativo, la CGIL, ha indetto uno sciopero solo per alcuni comparti, e solo per 4 ore, rendendo praticamente impossibile per la classe lavoratrice anche raggiungere i luoghi di concentramento per i cortei.

Per queste ragioni, sul palco della CGIL sono intervenuti alcuni collettivi, contestando il sindacato e la farsa del misero sciopero indetto (interventi che tra l’altro sono stati accolti positivamente dai lavoratori li presenti!).

Il corteo, che ha avuto inizio a piazza del Gesù, ha sfilato per le vie del centro, passando per via De Pretis e via Marina. Durante il passaggio del corteo ci sono state delle azioni simboliche contro alcune delle sedi che riflettono precarietà  e sfruttamento nel mercato del lavoro: l’agenzia interinale Adecco, e l’Ispettorato del Lavoro.

Giunti a piazza Garibaldi, sono stati bloccati i binari della stazione per circa 30 minuti.

Infine, ricostituito il corteo, c’è stata un ultima azione fuori al “Fiat center”: lancio di uova ed esposizione di uno striscione che recitava “Basta farse, lotta di classe”.

Ed è proprio con riferimento a quest’ultima azione che vogliamo sottolineare la grande mobilitazione che c’è stata oggi a Pomigliano: 7.000 persone, tra studenti e lavoratori, hanno sfilato per la città accanto agli operai dello stabilimento, che quotidianamente sono esposti ai ricatti padronali (in ultimo la pretesa , da parte dell’ad Marchionne, di licenziare 19 operai per reintegrare i 19 iscritti a Fiom, dopo la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Roma).

Come a Napoli, anche le altre città italiane sono state luogo di forti mobilitazioni: Pisa, Torino, Milano, ma soprattutto la capitale. Proprio a Roma, infatti, ci sono stati duri scontri con la Polizia e più di 100 fermi: la repressione che il nostro stato esercita sul popolo non ha limiti!

Ciò che ci insegnano giornate di mobilitazione come quella di oggi, è che la strada giusta per provare a cambiare qualcosa, per provare a riprenderci ciò che quotidianamente la classe padronale ci sta togliendo, è l’unione nella lotta tra studenti e lavoratori.

Eravamo più di 10.000 persone a Napoli, tra studenti, operai, lavoratori, disoccupati…

UNITI SI VINCE! Solo la lotta paga!

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14 Novembre. La lotta continua…

All’indomani della grande giornata di mobilitazione contro il ministro Fornero siamo pronti a restare in prima linea in quest’autunno di lotta.

Oggi scendiamo in piazza come studenti, tra tre giorni sarà la giornata internazionale dello studente, rivendicando tutte le nostre sacrosante battaglie contro il modello di università-azienda dove ad una nostra competenza intellettuale non corrisponde più un lavoro o una retribuzione ma un semplice credito formativo universitario e, se ti va bene, un “lavoro” sottopagato.

Noi studenti anticipiamo di tre giorni la nostra data approfittando della mobilitazione dei lavoratori di tutto il paese. La nostra lotta, infatti, rischia di essere vana se non è unita a quella della classe lavoratrice. Da sempre, per questo, abbiamo guardato con attenzione alle dinamiche sindacali del nostro paese sperando che qualcosa cambiasse. Le nostre speranze,però, da troppo tempo ormai si scontrano con uno dei sindacati, come la CGIL, più collaborazionisti e filo padronali della storia recente. Nonostante le misure del “rigore” che ogni giorno affamano e mandano a casa migliaia di lavoratori con le loro famiglie, il maggiore sindacato italiano si limita ad indire uno sciopero solo per alcuni comparti di sole 4 ore. Il tutto inserito nella giornata di mobilitazione europea proclamata per domani dalla confederazione europea dei sindacati (CES) che adotta, in ogni caso, una linea molto discutibile.

Ribadire le nostre ragioni di studenti contro questo governo di tecnici e contro le manovre neoliberiste marcate BCE-FMI non prescinde dalla nostra totale vicinanza agli operai e ai lavoratori che domani avranno una serie di importanti appuntamenti di mobilitazione (non ultimo Pomigliano con i lavoratori FIAT).

Noi saremo in piazza a Napoli con gli studenti bloccando le vie del centro e chiedendo a gran voce più diritti per tutti e migliori condizioni di vita per una generazione come la nostra che non può continuare a vivere solo di sogni ma ha bisogno di cominciare a coltivarli concretamente.

Solo con lotta si vince. Ai nostri cari sindacati diciamo che è ora di svegliarsi.

BASTA CONCERTAZIONI. SCIOPERO GENERALE SUBITO!

CONCENTRAMENTO >>ORE 9.30 PIAZZA DEL GESU’<<

 

COLLETTIVO GIURISPRUDENZA INDIPENDENTE

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Sulla giornata del 12 novembre: Fornero via da Napoli!

Oggi il ministro del lavoro Elsa Fornero era a Napoli per presentare un progetto Italia-Germania sull’apprendistato, insieme al ministro del lavoro tedesco Ursula von der Leyen.

E ad attenderla c’erano in piazza 3.000 persone che, partite da piazza San-Vitale, si sono dirette in corteo verso la Mostra d’Oltremare. Studenti, operai, disoccupati, uniti per manifestare il proprio dissenso alle politiche di austerity, che da anni gravano sulle classi sociali più deboli.

L’intera zona di Fuorigrotta è stata blindata e, giunto il corteo in prossimità di Piazzale Tecchio, sono iniziate le cariche della polizia e lo sparo di lacrimogeni ad altezza d’uomo (un compagno ha perso 2 denti).

Molti studenti si sono rifugiati nella sede dell’università di Ingegneria, e la polizia ha continuato a lanciare lacrimogeni, questa volta dentro la facoltà, circondando le tre uscite dell’università, bloccando gli studenti. Solo su intimazione del preside di Ingegneria la facoltà viene liberata.

Dopo le prime cariche della Polizia il corteo riesce a ricompattarsi, proseguendo verso il lungomare di Mergellina.

Quella che oggi è scesa in piazza è  la parte reale di questo paese, che è stufa di pagare la crisi e di vedere calpestati quotidianamente i propri diritti. Ma soprattutto che non crede più a ciò che ci dicono i vari Ministri di turno nei soliti eventi-passerella. I diritti, dallo studio al lavoro, ci sono stati sottratti. Ed è giunto il momento di riprenderseli: OPERAI, STUDENTI, DISOCCUPATI, VINCEREMO ORGANIZZATI!

 

Vi ricordiamo i prossimi appuntamenti:

Martedì 13 – ore 15:30 – Facoltà di ingegneria

Assemblea pubblica e conferenza stampa (per decidere il proseguo della mobilitazione)

 

Mercoledì 14 – ore  9:30 – Piazza del Gesù >>CORTEO

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Fornero, Napoli non ti vuole!

Il 12 e il 13 novembre il Ministro del Lavoro Elsa Fornero sarà a Napoli, insieme al Ministro del Lavoro tedesco, Ursula Von der Leyen, per presentare un progetto tra Italia e Germania sull’apprendistato, nonché per sottoscrivere un accordo con l’assessore al lavoro della regione Severino Nappi, finalizzato allo stanziamento di 50 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga in Campania.

Proprio l’apprendistato e gli ammortizzatori sociali sono stati oggetto della “Riforma” del mercato del lavoro, datata giugno 2012, voluto dalla Fornero, tutto orientato alla soppressione dei diritti della classe lavoratrice e ad un taglio delle politiche sociali.

Il contratto di apprendistato regola un rapporto di lavoro nel quale l’azienda si impegna ad addestrare l’apprendista, attraverso fasi di insegnamento pratico e tecnico-professionale, ma dall’esperienza pratica (visto l’abnorme utilizzo di questa tipologia contrattuale, e il fallimento sotto il profilo dell’insegnamento) capiamo che null’altro è che uno strumento volto a garantire alle aziende forza-lavoro precaria e sotto-pagata. Ebbene, la riforma ha ampliato la possibilità per gli imprenditori di fare ricorso al contratto di apprendistato, mediante l’innalzamento del rapporto tra apprendisti e lavoratori assunti a tempo indeterminato da 1/1 a 3/2.

Ma veniamo agli ammortizzatori sociali. La riforma ha introdotto una nuova forma di “sostegno” per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro: l’ASPI (assicurazione sociale per l’impiego), in sostituzione dell’indennità di mobilità. il nuovo sistema comporta una drastica riduzione della protezione sia per quanto riguarda l’importo che la durata, oltre ad eliminare tutti quei benefici riconosciuti in caso di licenziamento (come sgravi fiscali per le aziende che assumono lavoratori iscritti delle liste di mobilità) che avranno quindi l’effetto di isolare i lavoratori disoccupati, sganciati dal mercato del lavoro in genere.

Se a ciò aggiungiamo la modifica dell’articolo 18, che nei fatti rende, nella sua nuova formulazione, più agevole per gli imprenditori licenziare in maniera illegittima, nonché l’attacco alle pensioni, capiamo che la direzione verso cui stiamo procedendo è quella di un attacco sferrato ai diritti della classe lavoratrice attuale e futura, l’ aumento della ricattabilità sul posto di lavoro e un “isolamento” dei disoccupati.

Tutto ciò in nome della tanto decantata produttività, che significa arricchimento dei pochi e continuo impoverimento e sfruttamento dei lavoratori, disoccupati e studenti.

Sono anni che ci chiedono sacrifici, ci chiedono di pagare una crisi causata dal grande capitale, o meglio dalla sovrapproduzione di capitale: intanto i profitti della finanza e della grande industria crescono, e aumenta la soglia di povertà delle masse.

Gli ospiti che saranno a Napoli il 12 e 13 novembre sono l’espressione delle politiche di austerity e degli interessi del grande capitale, che da troppo tempo ormai sta provando a tagliarci ogni speranza di futuro, ed è per questo che la loro presenza nella nostra città non può passare sotto silenzio.

Noi saremo lì a manifestare il nostro dissenso contro le loro politiche fatte di manovre “lacrime e sangue” e a rivendicare i nostri diritti in quanto studenti e futura classe lavoratrice!

COLLETTIVO GIURISPRUDENZA INDIPENDENTE

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27 Ottobre. NoMontiDay.

Si allunga sempre di più la lista di MANOVRE “LACRIME E SANGUE”  a firma di Monti e del suo Governo.

Alla disastrosa riforma del mercato del lavoro, che ha visto su tutte l’eliminazione della misura del reintegro dall’art.18, si aggiungono la riforma delle pensioni, la firma del Fiscal Compact e l’introduzione del pareggio di bilancio in costituzione, la riforma dell’università, finanziarie e Spending Review.

Misure che vanno tuttein un’unica direzione: la CANCELLAZIONE DI OGNI FORMA DI STATO SOCIALE  che garantisca gli stessi diritti e la stessa dignità a tutti, senza distinzione di classi sociali e di diverse condizioni di partenza.

La loro risposta alle nostre richieste di diritti per tutti è stata fino ad oggi solo un peggioramento delle nostre condizioni e un aggravamento di fatto della crisi:

l’aumento della ricattabilità sul posto di lavoro con il braccio teso a tutte le logiche confindustriali e di macelleria sociale del modello Marchionne;

l’aumento vertiginoso dei fondi alle scuole e università private e, di contro, un taglio netto alle risorse dell’istruzione pubblica, che causano un graduale peggioramento della qualità di insegnamento nelle nostre facoltà.

Quello che vogliono “insegnarci” con il modello della riforma Profumo è che l’istruzione garantita è quella di serie B, fatta per studenti di famiglie con redditi modesti e che probabilmente finiranno senza un’occupazione, costretti a doversi accontentare di stage gratuiti e inutili tirocini dopo anni e anni di studi. In questa direzione si muove anche, a partire da quest’anno, un aumento del 126% della tassa regionale “per il diritto allo studio”, il taglio del 90% delle borse di studio negli ultimi 2 anni e l’aumento vertiginoso delle tasse per studenti fuoricorso e non negli ultimi anni.

L’unico modello che interessa alla classe politica di questo paese è quello del MERITO e della COMPETIZIONE.

Dopo aver generato l’inizio di “una lotta tra poveri” per il posto di lavoro, tentano di traslare questo modello anche nelle nostre facoltà. Il loro merito è incentrato su una selezione di classe fatta di centri di cultura “per pochi eletti”, di privati nel mondo della scuola e delle università, di programmi didattici scritti a uso e consumo della logica del finanziatore esterno, di costosissimi master che dovrebbero illuderci sulla possibilità di trovare una sistemazione lavorativa.

Vogliono portarci a guardare il nostro compagno di università come un rivale che potrebbe rubarci gli unici diritti “meritati”, e non come un individuo con il quale condividere idee, progetti, desideri futuri.

Questi sono i motivi che ci portano a dire NO alle logiche del mercato e dei diritti “messi in palio” dalla nostra classe dirigente, SI ad una nuova stagione fatta di conquiste di diritti e di spazi di libertà individuale e collettiva.

TUTTI in piazza SABATO 27 OTTOBRE a Roma per il NOMONTIDAY.

PER I NOSTRI DIRITTI. PER IL NOSTRO FUTURO.

Mercoledi 24 OTTOBRE a Palazzo Giusso (Orientale) alle 14 ci sarà un’assemblea di preparazione alla data di mobilitazione.

(Per info e Biglietti Fb: Collettivo Giurisprudenza Indipendente)

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