“Extraordinary rendition”, forma di tortura legalizzata nelle mani dell’imperialismo americano: la storia di Khaled el-Masri.

La CIA, con la complicità della Repubblica di Macedonia, ha torturato per 4 mesi un cittadino tedesco sospettato di esser legato ad un’organizzazione terroristica. Lo ha sentenziato la Corte Europea dei Diritti Umani giovedì scorso. La notizia è stata riportata dal quotidiano britannico The Guardian.

Il 31 dicembre 2003 Khaled el-Masri parte in autobus da Ulma, una città della Germania meridionale sulla riva del Danubio. Ha un visto per la Macedonia, di cui intende visitare la capitale, Skopje. È la prima vacanza dopo parecchi mesi, e Khaled è felice, mentre il pullman passa la frontiera con l’Austria; si addormenta sereno. Scende dal bus al confine tra Serbia e Macedonia, nella città frontaliera di Tabanovce, alle 3 del pomeriggio circa. Non ha la minima idea di quello che gli capiterà di lì a qualche ora.

Prima i problemi con il suo passaporto, rilasciato pochi giorni prima. Le frasi di routine: “Quanto tempo si ferma? Quali sono le ragioni del suo soggiorno?”. Poi, il controllo di sicurezza. Le domande insistenti e assurde: “Di quale organizzazione islamica fa parte? el-Masri, lei è un terrorista?”. Il primo interrogatorio finisce 6 ore dopo, alle 10 di sera. Khaled viene scortato da un poliziotto in borghese ad un “hotel”, lo Skopski MerakRimarrà lì dentro 23 giorni.

La Corte ha condannato la Repubblica di Macedonia secondo l’articolo 34 della Convenzione per la Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali. “In particolare – scrivono i giudici nella sentenza – il testimone ha riportato di essere stato vittima di un’operazione di ‘secret rendition’ [la cattura e la conseguente estradizione effettuata dalla CIA nei confronti di un individuo sospettato di terrorismo, come nel caso dell’Imam milanese Abu Omar, Ndr], vale a dire che gli agenti dello Stato succitato lo hanno arrestato, segregato, interrogato e maltrattato, per poi consegnarlo ad agenti della CIA all’aeroporto di Skopje, che lo hanno trasferito, tramite un volo speciale operato personalmente dall’Agenzia, in unaprigione-bunker della CIA in Afghanistan, dove l’uomo è stato maltrattato ininterrottamente per oltre quattro mesi. Il sequestro-tortura è avvenuto dal 31 dicembre 2003 al 29 maggio 2004″.

La Repubblica dell’Ex Jugoslavia di Macedonia verrà costretta a pagare un’ammenda di 60mila euro, come risarcimento per il trattamento disumano effettuato ai danni di Khaled el-Masri. Una cifra irrisoria per l’incubo che ha vissuto. Durante i ventitré giorni passati all’albergo/prigione Skopski Merak, Khaled è stato interrogato centinaia di volte, giorno e notte, la maggior parte delle quali in inglese, una lingua che l’uomo conosceva appena. Non ha potuto informare nessuno della sua detenzione, ed ogni richiesta di contattare l’ambasciata tedesca è stata rifiutata; in un caso i carcerieri di el-Masri lo hanno persino minacciato di morte, puntandogli una pistola alla tempia.

Ma il peggio, per Khaled, deve ancora arrivare. Dopo 3 settimane di detenzione forzata in mano alle autorità macedoni, el-Masri viene incappucciato, caricato su un furgone e portato all’aeroporto di Skopje. L’uomo sente il rombare degli aeroplani sulla pista, spera che lo stiano finalmente mandando a casa. Non è così. Viene consegnato al “rendition team” della CIA. Khaled el-Masri viene incatenato al muro, pestato e minacciato di morte. Poi, metodicamente,comincia la tortura: sodomia, waterboarding, deprivazione sensoriale. Tutto pur di ottenere informazioni. Ma il cittadino tedesco non parla, semplicemente perché non ha nulla da dire. Viene quindi caricato su un volo militare e spedito in una struttura segreta in Afghanistan. Un loculo buio e sporco di pochi metri quadri dove rimarrà 4 mesi, il tempo necessario affinché la più grande compagnia di intelligence al mondo si renda conto che non è un terrorista, ma un semplice turista con la sfortuna di avere un nome arabo.

Durante la detenzione, in segno di protesta, El-Masri ha condotto a lungo uno sciopero della fame: dopo 37 giorni è stato sottoposto all’ingestione forzata di liquidi, per mezzo di un tubicino di gomma che gli è stato infilato nello stomaco attraverso le narici. «Non ho mai provato un dolore così intenso in tutta la mia vita», ha detto.

Prima di iniziare a far luce sui fatti con una commissione parlamentare d’inchiesta istituita ad hoc dalla Germania (in Italia non siamo stati nemmeno in grado di comporne una per i fatti del g8 di Genova), il caso El-Masri aveva visto l’assoluzione della CIA da parte della giustizia americana.

Nonostante il ricorso dell’American Civil Rights Liberties la Corte Suprema aveva infatti stabilito , con una sentenza choc, che il diritto alla “segretezza dello Stato” supera il diritto del cittadino ad ottenere giustizia.

È la prima volta che la Corte giudica la Central Intelligence Agency colpevole di tortura per una delle sue “operazioni”. Le “extraordinary rendition” erano già state oggetto di condanna da parte del Consiglio d’Europa e dal Parlamento Europeo, che nel febbraio 2007 ha approvato la relazione della commissione d’inchiesta (presieduta dall’eurodeputato italiano Claudio Fava) sui voli effettuati dalla CIA in Europa.

Nel frattempo, mentre l’Unione Europea condanna le azioni degli 007 americani, negli Stati Uniti il giudice militare che presiede il processo contro alcuni dei colpevoli dell’11 settembre ha chiesto e ottenuto che le testimonianze sulle torture che gli imputati subirono nelle prigioni della CIA (simili al compound afghano dov’è stato tenuto prigioniero Khaled el-Masri) vengano coperte dal Segreto di Stato. La richiesta viene direttamente dal governo USA. Questioni di “sicurezza nazionale”, dicono i portavoce della Casa Bianca.

(parte dell’articolo è tratto da agoravox.it)

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