La Campania è stata per anni luogo di sversamento di rifiuti tossici, roghi e discariche abusive. In particolare, come si evince dalle dichiarazioni di più pentiti, le imprese del nord hanno affidato alla criminalità organizzata, per risparmiare sui costi, il trattamento dei prodotti chimici industriali, che sono dunque finiti nelle nostre terre. Ciò ha determinato, soprattutto negli ultimi 20 anni, un aumento esponenziale del tasso di tumori, malformazioni, e mortalità per patologie tumorali.
Ed è importante sottolineare come per anni lo Stato si sia reso complice di questo “sterminio di massa”: basti pensare che nel 2008 con un decreto-legge (d-l 90/2008), dichiarando lo “stato di emergenza” in Campania, il governo di allora ha legittimato la costruzione di discariche prive dei requisiti di legge (in particolare è stato eliminato l’obbligo dell’impermeabilizzazione del fondo delle discariche), nonché militarizzato i luoghi ritenuti strategici per la costruzione di discariche e termolavorizzatori, prevedendo pene detentive fino a 5 anni per i manifestanti dissenzienti.
Riteniamo che le battaglie ambientali debbano andare di pari passo alle lotte contro questo sistema economico, il capitalismo, che ha come unico obiettivo la produzione del profitto, anche a costo della vita degli uomini. Le lotte ambientali devono essere legate alle lotte di precari, disoccupati, studenti, per la costruzione di un sistema che si ponga come alternativo alla logica del profitto!
Martedì h. 11, aula Ottagono, sede Centrale Federico II, Assemblea d’Ateneo.
Sabato 16 novembre, h 14.30, piazza Mancini. #STOPBIOCIDIO